Loro sono pronti e scaldano i motori, anzi, i motorini. E tuttavia, sebbene tutti li vogliano, i monopattini elettrici sono ancora fermi ai box. Molte città vorrebbero lanciare delle vere e proprie flotte in condivisione, come già capita da tempo per le biciclette e per le auto, ma per il momento è tutto fermo perché, secondo gli attuali regolamenti, per i monopattini elettrici le strade italiane sono off-limits.
Ciononostante, il giorno in cui potremo attraversare i centri delle nostre città a bordo degli scooter (così si chiamano in inglese) si avvicina. Lo vogliono non solo i potenziali utenti e le amministrazioni comunali, ma anche le aziende private che in tutto il mondo forniscono il servizio di sharing, come Helbiz e Lime. I monopattini elettrici circolano già in varie metropoli europee, ad esempio Parigi e Madrid, e funzionano esattamente come le biciclette: si cerca un mezzo tramite l’applicazione sullo smartphone, lo si sblocca con un codice, dopodiché lo si può utilizzare, solitamente con tariffe a tempo. Una volta raggiunta la destinazione, il mezzo si può lasciare in una delle stazioni dedicate.
Si tratta di un sistema ecologico e pratico, che permette di percorrere il cosiddetto “ultimo miglio” e che si integra perfettamente nel concetto della smart mobility. I suoi pregi sono vari: decongestionano i centri cittadini, possono attraversare le ztl, hanno uno scarso impatto ambientale e così via. Ma allora come mai gli scooter non hanno già conquistato Milano, Roma e Torino? Semplice: perché circolare su di essi è vietato. Tecnicamente, il codice della strada non li classifica come veicolo e non sono omologati. Quindi, in teoria, se un vigile ci sorprendesse a sfrecciare su un monopattino elettrico, potrebbe multarci. E addirittura sequestrarci il mezzo.
Lo sanno bene a Torino, dove l’azienda Lime ha presentato una proposta di scooter sharing all’amministrazione comunale. «Il progetto ci è piaciuto moltissimo – commenta l’assessore ai trasporti Maria Lapietra –. I monopattini da noi sarebbero i benvenuti, ma non possiamo partire perché il nostro codice della strada è obsoleto». E quindi? «Quest’estate abbiamo sollecitato il Ministero dei trasporti a intervenire, e siamo tuttora in attesa di una risposta – aggiunge Lapietra –. L’idea è sdoganare i monopattini, così come è stato fatto con i segway e gli hoverboard, un altro modello di veicolo elettrico a due ruote, con giroscopio. In alternativa abbiamo chiesto di fare di Torino una città sperimentale per lo sharing. Una misura che ci permetterebbe di testare i mezzi alternativi». Richieste simili sono state avanzate a Milano, dove a fine ottobre l’azienda Helbiz ha fatto un passo ulteriore, mettendo a disposizione degli utenti una ventina di mezzi. I monopattini si possono già usare, ma a proprio rischio e pericolo (attenti alle multe, quindi).
Si tratta solo di un test, lanciato dall’azienda per «far prendere dimestichezza col mezzo» e per «fare pressione per attivare linee condivise», come ha spiegato al Sole 24 ore il country manager di Helbiz Luca Mazzetta. Fra i nodi da sciogliere, la possibilità di guidarli senza patente (un’eventualità improbabile) e di circolare sui marciapiedi. In attesa di regole certe, insomma, gli scooter in sharing restano un oggetto del desiderio per molti. C’è da augurarsi che gli ostacoli normativi vengano rimossi, dopodiché bisognerà capire se i nuovi servizi saranno competitivi e utili.