Per alcuni è solo un disagio, per altri un’occasione da non perdere. La neve divide le simpatie degli adulti ma si accaparra tutto l’entusiasmo dei bambini. Scopriamone alcune curiosità.
A scuola ci viene insegnato, per semplificare, che nevica solo a 0°. Eppure non è così, non del tutto almeno: l’imprecisione sta nel fatto che quando l’acqua precipita può formare piccolissimi cristalli anche se incontra strati dell’atmosfera con temperature al di sotto del fatidico zero. Per la precisione, i fiocchi di neve si formano tra 0° e -5° sia quando i cristalli si “scontrano” sia quando si saldano pin virtù della presenza sulla loro superficie di una sottile pellicola d’acqua che fa da “colla” mentre si gela. Se però la temperatura è più bassa i cristalli si incontrano quando sono già ghiacciati, senza cioè possibilità di attaccarsi gli uni agli altri. A questo punto risultano troppo leggeri per arrivare al suolo.
Chi torna da viaggi suggestivi, specie nelle lande gelate del Nord Europa, assiste a fenomeni che, immortalati con fotografie e video, lasciano di stucco gli amici “invidiosi” rimasti in città. Infatti, se qualcuno vi racconta di aver visto la neve rosa, verde, rossa o bruna non necessariamente sta raccontando una frottola: queste colorazioni sono effettivamente possibili e con maggiore facilità là dove ci sono particolari alghe permanenti. I pigmenti delle alghe, vitali per la loro sopravvivenza dato che le proteggono dalle radiazioni ultraviolette, che dipingono la neve con macchie colorate si chiamano carotenoidi e xantofille. Certo è che normalmente la neve è bianca nonostante sia fatta di acqua che, a sua volta, è trasparente: come mai? Si tratta di una questione di riflessi di raggi di luce che, deviati di cristallo in cristallo, ci restituiscono tutti i colori di partenza: la percezione che quindi ne risulta è il colore bianco.
Risulta essere chi abita in metropoli assediate dall’inquinamento acustico che, con la neve, all’improvviso, scopre una città diversa. Come gli animali che si zittiscono con le eclissi di sole, così, viali, piazze e tangenziali vengono ricoperte, come d’incanto, da un silenzio quasi irreale. Il meccanismo che attutisce i rumori che si verifica quando nevica si basa sullo stesso principio dei pannelli fonoassorbenti degli edifici: i piccoli spazi d’aria tra un fiocco e l’altro, quando si depositano, fanno da cuscinetti smorzando i suoni.
Prendersi a pallata di neve è una di quelle tentazioni a cui è difficile resistere, a prescindere dall’età: e così, anche se non si è attrezzati con guanti in goretex, non si può nascondere, per un istante, un sottile piacere nell’immergere le mani nella neve gelata. Certo, poi non ci si può lamentare delle mani che si arrossano: è uno stato temporaneo. La ragione per cui accade è l’alternanza, 5 minuti una dopo l’altra, inevitabile a certe temperature, tra vasodilatazione e vasocostrizione. Tranquilli, comunque: è il segnale che il vostro corpo sta combattendo contro il congelamento.
Come ci si fa a scaldare in una casa di neve come gli igloo? È uno dei paradossi della natura. La neve, infatti, ha tutte le carte in regola per essere considerato un “isolante”. Ovviamente c’è il trucco per spiegare questo fenomeno che fa sì che dentro una casa di ghiaccio si possano anche tranquillamente raggiungere temperature minime di 15° quando fuori imperversa la tempesta: l’aria all’interno, con la presenza umana, si scalda più velocemente per una questione di capacità termica, cioè la quantità di calore che il corpo deve assorbire (o cedere) affinché la sua temperatura si alzi (o abbassi) di un grado Kelvin. Il ghiaccio non ha una spiccata capacità termica, quindi trova velocemente un equilibrio con i corpi circostanti senza sottrarre molto calore.
Anche l’inquinamento può provocare la caduta di neve, una neve che viene definita “chimica”: è notizia di pochi giorni fa che alcuni paesi della Val Padana si sono svegliati ricoperti da una sottile coltre di neve nonostante il cielo fosse sereno. Si tratta di un fenomeno sul quale anche gli scienziati faticano a trovare risposte condivise. Di sicuro c’è che la sua composizione ha registrato un mix di agenti naturali (freddo e umidità) e… scarichi industriali.
Tanti i Guinness World Record che ha come protagonista la neve: dal pupazzo realizzato nel Maine e alto 37,21 metri al record di permanenza sdraiati a contatto con la neve stabilito in Cina nel gennaio 2011 e fissato in 46 minuti e 7 secondi.
Secondo una statistica pubblica dal Mirror sulla popolazione inglese, quando nevica in maniera abbondante una persona su cinque non si presenta sul luogo di lavoro.
Non sapete perché si invoca il sale sulle strade quando nevica? Semplicemente il salgemma abbassa il punto di congelamento della neve facilitando il suo scioglimento.
Il fiocco di neve medio scende a una velocità di 1.7 metri al secondo.
Vi hanno detto che gli Inuit, gli stoici popoli del grande freddo hanno più di 100 modi per definire la neve? Non è vero. Si tratta di una leggenda metropolitana: in realtà gli Inuit hanno solo un paio di parole-radice legate al concetto di neve-nevicare. Semmai, nella loro lingua vengono formate parole molto lunghe aggiungendo tanti affissi descrittivi che sembrano dar vita a loro volta ad altri modi di dire “neve”.
La paura persistente, anormale e ingiustificata della neve si chiama quionofobia: chi ne è vittima ha chiara la sua non pericolosità eppure la semplice visione provoca fastidio. Il pensiero di toccarla è anche peggio.