L’Arancia del Gargano è entrata a far parte dell’ aureo club dei prodotti a marchio IGP. L’acronimo designa l’Indicazione Geografica Protetta ed è sigillo di massima garanzia qualitativa, nel rispetto delle normative UE, sia per il produttore sia per noi consumatori. In sostanza: state acquistando un prodotto inimitabile e raro. Lungo la Costa adriatica, infatti, non sono presenti agrumeti, se non nel Gargano. Un marchio illustre, dunque, che finora solamente altri quattro prodotti made in Italy possono vanitosamente esibire.
L’arancia del Gargano se l’è meritato perchè nasce in quel territorio della provincia di Foggia che si estende in modo meditarraneamente sublime tra i comuni di Vico del Gargano, Ischitella e Rodi Garganico. Presenta una forma sferica con pezzatura non troppo grande, il suo sapore è dolce come il sole che la riscalda ed il profumo intenso ed inebriante. Tre sono le varietà che si ottengono dal territorio che fa capo al Parco Nazionale del Gargano: la bionda, la duretta del Gargano ed il melangolo. Quest’ultimo, matura tutto l’anno ed ha la polpa di colore rosso intenso, con punte di aspro. L’interno della varietà “Biondo del Gargano” è succoso e si presta ad essere degustato fresco, tagliandolo a spicchi e immergendolo in una fonduta di cioccolato. Spremuta fresca, quest’arancia, rappresenta un’ottima fonte di vitamina C per iniziare la giornata. La varietà “Duretta del Gargano” è priva di semi ed una polpa dura e croccante. Consigliato l’abbinamento in cucina di questo agrume con piatti in agro-dolce, tagliato a fette e magari condito con olio e pepe, assume connotazioni eccelse se viene candito per guarnire i dolci in modo creativo e raffinato. Di questo prezioso agrume abbiamo riferimenti storici che risalgono all’anno Mille, quando il Principe di Bari, spedì in Normandia i “pomi citrini”, nome con il quale ci si riferiva al melangolo o frutto dolce, uno dei primi agrumi ad arrivare nel bacino mediterraneo. Si dimostrava così, attraverso la diffusione delle “mele d’oro”, la ricchezza di questa terra. Nel Seicento i traffici commerciali di agrumi con Venezia e pian piano con l’Europa, diventarono intensi e, in breve tempo, un fatto assodato, tanto che nell’800, questa perla arancione del Gargano poteva essere gustata in Inghilterra e persino oltreoceano. Grazie alle sue proprietà di serbevolezza, veniva trasportata conservandosi integra anche dopo 40 giorni di viaggio, per approdare a New York come appena colta. Le sue virtù non mancarono di colpire anche D’Annunzio che non trascurò di farne menzione come uno dei suoi cibi d’elezione. La maturazione di questo frutto avviene a fine aprile-maggio, a volte persino a fine agosto. Consideriamo queste arance un regalo unico e prezioso della natura, prodotto da quelli che vengono comunemente chiamati “i giardini”, ovvero i terreni quasi sempre vicino a case padronali, protetti dal vento e dalla salsedine grazie a muretti e barriere di canne, di leccio e alloro. La produzione non supera le 30 tonnellate per ettaro per la tipologia “Biondo comune del Gargano” e le 25 tonnellate per ettaro per la tipologia Duretta del Gargano.